Il Castello di Capua a Gambatesa. Un gioiello d’arte e architettura

Testo di Luca D’Alessandro | Foto di Guerino Trivisonno e Antonio Meccanici – Molisetrekking

 

Gambatesa è disteso sul crinale di una collina, una grande terrazza che affaccia sul Lago di Occhito e la fertile pianura circostante. È un centro ricco di tradizioni gastronomiche, storia e tante bellezze naturali che lo hanno reso una meta sempre più ricercata e frequentata da visitatori e turisti, soprattutto stranieri, che giungono qui curiosi di ammirare i numerosi tesori che custodisce.
Le tante particolarità presenti sul territorio soddisfano chi pratica attività sportive come il trekking e il birdwatching, che lasciano ammirare la vita che pullula intorno al lago, e chi vuole passeggiare nel centro abitato per conoscere meglio le tradizioni e il fascino della storia locale. In quest’ultimo caso c’è un luogo, nel cuore del borgo, che rappresenta un ottimo punto di partenza per scoprire Gambatesa: il Castello di Capua.

Il Castello di Capua

Varcare la soglia del maniero significa fare un balzo nel Rinascimento. È un salto all’indietro insolito, perché non ci troviamo in una grande città d’arte come Roma, Napoli o Firenze, ma nel piccolo comune di Gambatesa, in quello che una volta era il Contado di Molise. Il Castello è un monumento veramente unico, che si caratterizza per la presenza al suo interno di diversi affreschi ben conservati, commissionati da Vincenzo di Capua ed eseguiti nel 1550 da Donato Decumbertino, allievo del Vasari. L’identità del pittore, delle cui origini e della cui formazione si conosce poco o nulla, e quella del committente, dotto e sapiente discendente della importante famiglia napoletana dei di Capua, sembrano le uniche certezze di un ciclo di affreschi enigmatico, per certi versi astruso, suscettibile di molteplici e difformi interpretazioni. La storia del loro ritrovamento è molto particolare.

Basti pensare che quasi tutta la parte affrescata del castello era adibita a deposito di materiali in disuso e gli affreschi, posti sui muri dei relativi ambienti, sono stati celati per secoli dietro uno strato di calce. Solo in tempi più o meno recenti, in seguito a un accurato lavoro di restauro, sono tornati alla luce e oggi visibili al pubblico.

Il programma iconografico delle pitture del Decumbertino si snoda attraverso la  narrazione di storie mitologiche, intrecciate a figure allegoriche che si fondono a paesaggi naturali o fantastici e vedute di centri abitati. Alcune scene tratte dal poema di Ovidio “Le Metamorfosi”, dipinte nell’atrio, costituiscono il preludio a richiami iconografici ispirati al mito di Aracne e Minerva (impressi nella graziosa Sala delle Maschere) oppure al controverso amore tra Apollo e Coronide. Nello Studiolo (probabilmente una camera da letto) è invece possibile osservare frammenti del mito di Amore e Psiche associati all’immagine virile del semidio Eracle che cattura il toro di Creta.

Di grande pregio storico è la veduta della Basilica di San Pietro in Roma come appariva nella prima metà del ’500 con la cupola in costruzione.  Si tratta di una raffigurazione unica nel suo genere non essendoci, con l’esclusione di alcune piccole stampe, immagini che rappresentino i lavori in corso sulla cupola in tale periodo storico. Con molta probabilità Decumbertino, nel suo soggiorno a Roma, ha visto con i propri occhi i cantieri della grande fabbrica di San Pietro e ne ha riprodotto a Gambatesa un modello che, seppur non fedelissimo alla realtà, rappresenta senz’altro un unicum.

Lo studio degli affreschi di Gambatesa testimonia come la storia di un piccolo borgo, in alcuni casi, incrocia quella dei grandi personaggi dell’arte e dell’architettura, a dimostrazione del fatto che ci sono tante piccole realtà custodi di un grande patrimonio culturale, un patrimonio che non è fatto solo d’arte ma abbraccia anche altre peculiarità, non ultima quella gastronomica. Non a caso, la visita al castello è quasi sempre seguita da una sosta in uno dei tanti ristoranti presenti sia nel borgo che nel territorio circostante. Un’occasione da non perdere per assaporare le tante squisite specialità locali.

Le notizie afferenti gli affreschi provengono dall’opera di Franco Valente