Lo scorso febbraio, la città di Isernia ha ospitato uno dei più grandi e rappresentativi eventi carnevaleschi organizzati in Italia: il Carnevale Europeo delle Maschere Zoomorfe (CEMZ), una manifestazione che ha riempito di stupore e di gioia le strade della città e i cuori delle migliaia di persone che hanno assistito o partecipato attivamente alla sfilata.

L’entusiasmo del pubblico si è acceso davanti agli oltre 250 figuranti, provenienti da diverse regioni italiane e da alcuni Paesi d’Europa, che si sono dati appuntamento in Molise: i Kurenti (Slovenia), gli Zvončari e i Didi (Croazia), le Maschere Cornute (Basilicata), le Landzette (Valle d’Aosta), gli Arestes e l’Urtzu (Sardegna) insieme a quattro carnevali molisani: l’Uomo Cervo (Castelnuovo al Volturno), il Brutto il Bello e Santa Monna (Macchiagodena), l’Uomo Orso (Jelsi) e il Diavolo (Tufara).

Si tratta di maschere dalla bellezza e dall’aspetto veramente unici, alcune delle quali hanno anche ricevuto importanti riconoscimenti, come quelle degli Zvončari e dei Kurenti, incluse nell’elenco del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. I gruppi carnevaleschi hanno portato in scena sfilate e spettacoli, ricreando esuberanti pantomime e primitive forme coreutiche, scandite dal ritmo di enormi campane boscherecce, mostrando la bellezza di elaborati costumi che evocano ancestrali cerimonie. Tali mascheramenti hanno origini lontane nel tempo e sono rappresentativi di Paesi molto diversi fra loro, eppure si presentano molto simili in alcuni elementi. Questi costumi, infatti, rievocano caratteristiche proprie del mondo animale e comprendono grossi campanacci, il cui suono vuole simbolicamente scacciare le negatività e sollecitare il risveglio della primavera.   

UN VIAGGIO NEL TEMPO 

«In numerose aree geografiche d’Europa – ha scritto il direttore artistico del CEMZ, Mauro Gioielli, nella brochure stampata in occasione dell’evento – sopravvivono rituali che vedono protagoniste le maschere dell’uomo-fauno, travestimenti legati principalmente al periodo di Carnevale oppure ad esso rapportabili in chiave di passaggio stagionale. Si tratta di primitive forme zoo-antropiche, documentate fin dal Paleolitico superiore. Quando l’uomo non era ancora agricoltore ma era già cacciatore e frequentava la selva e i territori di caccia, si specchiava in ciò che poteva osservare intorno a sé, in particolare gli animali. Ecco, quindi, l’induzione al mutamento, l’esigenza di impossessarsi, attraverso elementi ferini, dei caratteri distintivi della preda da catturare, della bestia da rispettare, dell’animale totemico con cui confrontarsi, riproponendone l’aspetto in rapporto alle forme di epiphàneia cerimoniale e ai processi di rappresentazione teriomorfa.

In questo modo – afferma Gioielli – si instaurava un sistema magico di mutazione che, in qualche misura, continua a sopravvivere in molti mascheramenti, come quelli degli animali nei quali l’uomo, in un’esperienza rituale qual è appunto il Carnevale, si trasfigura per assimilarne le peculiarità, indossando a tal fine ciò che ne caratterizza le sembianze, come le pelli, le corna, la coda e altro ancora. La vestizione conduce a una metamorfosi simbolicamente interpretabile quale legame prodigioso, laddove il protagonista del travestimento, anche in chiave di suggestione e di spettacolarità festiva, si identifica nell’animale attraverso la reinterpretazione della sua immagine e del suo comportamento.

LE MASCHERE DEL CARNEVALE EUROPEO DELLE MASCHERE ZOOMORFE

Didi (Croazia) Nella località di Gljev, nel periodo di Carnevale, si può ammirare il corteo chiassoso e colorato degli uomini-montone, chiamati Didi. Indossano un vestito multicolore e pieno di frange e un copricapo in pelle ovina lanosa, alto circa un metro e mezzo. Alla vita portano gli immancabili campanacci, il cui suono vuole stimolare il risveglio della natura dopo il riposo invernale.

Gli Zvončari (Croazia) In Croazia si conserva la tradizione degli Zvončari, ossia gli scampanatori. Indossano una pelle di pecora e hanno un grande campanaccio allacciato alla vita. Sul capo portano una maschera che raffigura una testa d’animale con corna sporgenti e una lunga lingua rossa. In mano reggono una mazza detta bacuka o balta. Il loro forte e insistente scampanio intende scacciare l’inverno per dare il benvenuto alla primavera.

Le Landzette (Valle d’Aosta) Il Carnevale della “Coumba Freida” (ossia Valle Fredda) è caratterizzato dalla spettacolare parata delle Landzette, tipiche maschere valdostane che tengono in mano un frustino fatto di crine di cavallo; alla vita hanno una cintura con un campanello e in testa portano un copricapo floreale. Uno dei protagonisti della parata è l’Orso, simbolo del risveglio dal letargo invernale.

Le Maschere Cornute (Basilicata) Le Maschere Cornute si ispirano a quelle menzionate da Carlo Levi nel romanzo “Cristo si è fermato a Eboli”: «Venne il carnevale […] e urlavano come animali inferociti, esaltandosi delle loro stesse grida. Erano le maschere contadine. […] Portavano in mano pelli di pecora secche e arrotolate come bastoni, e le brandivano minacciosi, e sbattevano con esse sulla schiena e sul corpo tutti quelli che non si scansavano in tempo».

I Kurenti (Slovenia) Indossano velli di pecora, hanno grandi campanacci legati alla vita e portano un enorme copricapo di pelliccia decorato con corna, piume e nastri colorati. La maschera facciale è caratterizzata da un grosso naso e da una lunga lingua rossa. L’intero costume può pesare fino a 40 chilogrammi. Secondo la tradizione popolare slovena, i Kurenti, con le loro sfilate rumorose, scacciano l’inverno e annunciano l’arrivo della primavera. I loro cortei carnevaleschi sono inclusi nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco.

Gli Arestes e l’Urtzu (Sardegna) Gli Arestes (gli agresti, i selvatici) indossano pelli di capra, pecora o mucca mentre sulla schiena portano appese ossa d’animale. Sulla testa hanno un casco di sughero, foderato di pelle lanosa e sormontato da corna. Hanno il viso e le braccia annerite da fuliggine e sono armati di bastoni e forconi. Alcuni di loro suonano un corno di bue per scandire le fasi del rito. In testa al corteo, due Arestes tengono legata la vittima predestinata al sacrificio: l’Urtzu, un uomo che indossa pelli d’animale e corna di toro, che viene percosso e pungolato. Il rito del sacrificio culmina con la sua simbolica uccisione.

Il Diavolo (Molise) Il protagonista del Carnevale di Tufara è coperto di pelli di capra e indossa una maschera facciale nera, bianca e rossa, da cui pende una lunga lingua di color vermiglio. È armato di un tridente e le sue corna sono ottenute modellando orecchie di capra. Il Diavolo ha un suo corteggio: è accompagnato dai Pulcinella-Morte e dai Folletti-Monaci. I primi brandiscono “il falcione”, l’universale attributo della Morte. I secondi provano a tenere a bada con delle catene il Diavolo che fa improvvise capriole, salta ripetutamente, urla e agita il tridente. Di tanto in tanto il gruppo di maschere si avvicina minaccioso ai passanti e li blocca, lasciandoli andare solo quando hanno accettato di pagare una sorta di piccolo riscatto.

Il Brutto, il Bello e Santa Monna (Molise) Il Carnevale tradizionale di Macchiagodena ha tre protagonisti: il Brutto, il Bello e Santa Monna. La maschera del Brutto (ru Bruttə) è rappresentata da un uomo coperto di pelli ovine o caprine, con il volto tinto di nero. Porta corna sul capo e campanacci legati alla vita. Il Bello (rə Biellə) veste di bianco e indossa un cappello da cui pendono nastri colorati. Santa Monna è la personificazione della Quaresima, interpretata da un uomo travestito da donna che indossa un abito nero e una cintura (o collana) con sette patate, a somiglianza delle pupattole quaresimali diffuse nel folclore italiano.

L’Uomo Orso (Molise) L’Orso è la maschera zoomorfa più diffusa in Europa. Nel comune di Jelsi viene rappresentato un Carnevale interpretato da un uomo travestito da orso. C’è inoltre la maschera del Domatore (l’antagonista) che tiene a bada l’animale con un robusto bastone. Durante la rappresentazione, l’Orso viene incatenato e sollecitato a danzare.

L’Uomo Cervo (Molise) A Castelnuovo al Volturno, l’ultima domenica di Carnevale, l’Uomo Cervo irrompe nella piazza, accompagnato dal suono dei campanacci che tiene appesi alla cintola e al busto. Insieme alla Cerva spaventa le persone e si scaglia con furia distruttrice su tutto ciò che incontra. Poi entra in azione Martino che, dopo una breve lotta, riesce ad ammansire le bestie. I Cervi cercano di liberarsi ma viene decretata la loro condanna a morte. Un altro personaggio, il Cacciatore, imbraccia un fucile e uccide i due animali. Subito dopo si inginocchia e soffia nelle loro orecchie. I due Cervi tornano in vita, docili e purificati da ogni carattere malvagio

Il Carnevale Europeo della Maschere Zoomorfe è un incontro tra culture analoghe ma diverse, accomunate dalla tradizione; un evento che riesce a trasportare lo spettatore in una dimensione che supera la goliardia e il facile divertimento, tipici del Carnevale, per immergerlo in un grande spettacolo fatto di suggestive manifestazioni valoriali e antichissime espressioni rituali.

L’associazione Artemide, che organizza e promuove l’iniziativa, è già al lavoro per preparare la seconda edizione, che si terrà nel febbraio 2024. È un’occasione da non perdere per vivere di persona uno degli eventi più affascinanti d’Europa, che fa scoprire le maschere animali e rende quasi tangibile il fascino del folclore carnevalesco di differenti etnie e civiltà.  

FB: Carnevale Europeo Maschere Zoomorfe

Si ringraziano: Pino Manocchio per le foto Mauro Gioielli per i contenuti

THE EUROPEAN CARNIVAL OF ZOOMORPHIC MASKS 

The city of Isernia, last February, hosted one of the most important Carnival events organized in Italy: the European Carnival of Zoomorphic Masks. The event saw over 250 participants from different countries: the Kurenti (Slovenia), the Zvončari and the Didi (Croatia), the Maschere Cornute (Basilicata), the Landzette (Valle d’Aosta), the Arestes and the Urtzu (Sardinia) and four carnivals of Molise: the Deer Man (Castelnuovo al Volturno), the Ugly the Beautiful and Santa Monna (Macchiagodena), the Bear Man (Jelsi) and the Devil (Tufara).

Some masks, such as those of Zvončari and Kurenti, are included in the list of Intangible Cultural Heritage of Unesco. All these masks have origins far back in time and, despite being representative of countries very different from each other, they are similar for some elements, inspired by the animal world. The human- faun mask is widespread in many European countries and has ancient origins.

In the time when man was a hunter, and not yet a farmer, he studied the environment around him, especially animals, giving rise to all those rituals in which man identifies with the prey, wearing what most characterizes it: skins, horns and more. The masks that have paraded in Isernia are: The Zvončari: that are bell-ringers holding a club called bacuka or balta. The Kurenti: they wear sheep’s fleeces and huge cowbells that can weigh up to 40 kilograms.

The Didi: a colorful procession of mutton- men. The Landzette: one of the protagonists of the parade is the Bear, symbol of the awakening from winter hibernation. The Arestes and the Urtzu: in the procession, the Arestes (the wild) hold the predestined victim to the sacrifice: the Urtzu pretistu. The Horned Masks: threatening peasant masks wielding sheep skins rolled up like sticks. The Devil: the procession is formed by the Devil, the Pulcinella-Death and the Goblins-Monks. The Ugly, the Beautiful and Santa Monna: three masks protagonists of the characteristic Carnival of Macchiagodena. The Bear Man: the Bear is chained and forced to dance. The Deer Man: the pantomime stages the fight of the deer-man against his evil nature.

All the protagonists of these masks are covered with sheep or goats wool and have large bells around the waist. The bells ringing has the task to drive away the winter and awaken the spring. The association Artemide, which organizes the event, is already working for the second edition, to be held in February 2024. An opportunity to experience one of the most fascinating carnival events in Europe