Nel corso degli anni ’70 del secolo scorso il Molise è stato protagonista di una delle scoperte più importanti della storia, un ritrovamento che ha portato alla luce le tracce di uno dei primi insediamenti umani presenti in Europa. Esattamente 45 anni fa, durante alcuni lavori di sbancamento in località La Pineta (nel comune di Isernia), una ruspa portò alla luce un cranio di bisonte preistorico. I lavori furono subito interrotti e le escavatrici lasciarono il posto a studiosi e ricercatori che capirono subito di trovarsi davanti a qualcosa di eccezionale: un enorme giacimento di ossa, rocce e utensili sparsi su una superficie indagata per circa 400 metri quadrati che, ancora oggi, rappresenta solo una parte di quello che doveva essere il sito preistorico.
Il giacimento paleolitico tra i più ricchi e antichi d’Europa
Da allora gli studi e gli scavi hanno confermato ogni tipo di supposizione: quello di Isernia è il giacimento paleolitico tra i più ricchi e antichi d’Europa. In questo luogo, 586.000 anni fa, si trovava una prateria arborata, attraversata da un fiume, che ospitava una piccola comunità. Le migliaia di frammenti di ossa portate alla luce appartengono alle specie animali più disparate, tra cui elefanti, bisonti, ippopotami, cervi e orsi. Su questi sono ancora visibili le tracce lasciate dai rudimentali strumenti di macellazione utilizzati per spolpare e ripulire le ossa i cui resti, poi, venivano buttati in acqua. Così si sono fossilizzati sotto diversi strati di fango e conservati fino alla loro scoperta nel 1978.
L’Homo heidelbergensis
Grazie allo studio di migliaia di reperti, è stato possibile delineare un quadro non del tutto completo ma certamente sorprendente, della vita di questi gruppi umani appartenenti alla specie Homo heidelbergensis. Questi riuscirono ad adattarsi a un ambiente favorevole alla sopravvivenza, formavano una comunità migrante (che si spostava a seconda delle stagioni) e conoscevano le tecniche per trasformare pietre in strumenti di lavoro e di caccia. Inoltre avevano la capacità organizzativa necessaria a modificare l’ambiente, adattandolo alle proprie necessità. Pur avendo abitudini nomadi ritornavano periodicamente ad abitare gli stessi luoghi, lasciando di volta in volta le tracce del loro passaggio.
La scoperta del piccolo Heidel
Il rinvenimento più importante di questo sito, tuttavia, è avvenuto solo nel 2014. Quell’anno i ricercatori rinvennero un dente appartenente a un fanciullo di circa 6 anni, vissuto 600mila anni fa. Si tratta di un incisivo superiore da latte di appena 7 millimetri che rappresenta il più antico fossile umano trovato in Italia. La scoperta di questo importante ritrovamento ha portato a Isernia scienziati e giornalisti specializzati da tutto il mondo.
Grazie alla collaborazione tra Direzione regionale Musei Molise, l’équipe di ricerca dell’Università degli Studi di Ferrara e la paleo-artista francese Elisabeth Daynès, sulla base di dati scientifici è stato possibile ipotizzare quello che doveva essere l’aspetto di Heidel. Il bambino preistorico di Isernia finalmente “ritorna alla vita” nel museo della sua città.
Anche la prestigiosa rivista americana Nature, nel 1982, ha dedicato una delle sue copertine proprio al ritrovamento de La Pineta. L’Unesco lo ha riconosciuto come sito di importanza europea assegnandogli lo Scudo Blu Internazionale, garantendo così la sua tutela in caso di conflitti armati o calamità naturali.
Alla scoperta del Museo nazionale del Paleolitico
L’area dello scavo è visitabile grazie a percorsi che offrono al visitatore punti di vista differenti. Soprattutto nei mesi estivi, danno l’opportunità di vedere i ricercatori all’opera nelle loro attività. Quest’area è parte integrante del Museo e del suo percorso espositivo, che ha inizio con un excursus sui temi dell’evoluzione fisica e culturale del genere Homo per poi svelare i dettagli di quanto accaduto a Isernia in un passato così lontano. Ricostruzioni a grandezza naturale, reperti archeologici, vetrine interattive e pannelli didascalici portano il visitatore in un viaggio indietro nel tempo alla scoperta delle nostre lontane origini.
Si ringrazia Pino Manocchio per averci donato le sue meravigliose immagini, su concessione del Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei Molise
Per info: Direzione regionale musei Molise
The National Paleolithic Museum Of Isernia
In the 70s, Molise was the protagonist of one of the most important discoveries in history. During some excavation work in La Pineta, something exceptional came to light: a huge deposit of bones, rocks and tools scattered over an area of over 400 square meters researched that, even today, it represents only a part of what was to be the prehistoric site. The excavators gave way to scholars and researchers who defined the paleolithic deposit of Isernia among the richest and oldest in Europe. This place, 586 thousand years ago, was a vast prairie, rich in marshes and crossed by a river, which housed a small community. The unearthed bone fragments belong to the most diverse animal species, including elephants, bison, hippos, deer and bears.
A child of about 6 years, lived 600 thousand years ago
On these are still visible traces of the slaughtering tools used to pick and clean the bones whose remains were then thrown into the water. So they fossilized under several layers of mud and preserved until their discovery in 1978. The most important discovery of this site, however, occurred only in 2014, when a tooth was found belonging to a child of about 6 years, lived 600 thousand years ago: It is a milk incisor of just 7 millimeters that represents the oldest human fossil found in Italy.
Thanks to the collaboration of the Direzione regionale Musei Molise and the University of Ferrara with the paleo-artist of French origin Élisabeth Daynès, based on scientific data, the “Child of Isernia” has been completely rebuilt in real size. The prehistoric child finally “returned to life” in the museum of his city.
The excavation area, today, is incorporated into one of the pavilions of the modern National Museum of the Paleolithic Isernia and is enhanced by a path that allows the visitor to admire the deposit in all its beauty. The visit is very engaging, animated by panels and digital audiovisual media that take the visitor on a journey back in time.