Nel cuore del Basso Molise, dove la terra è tessuta di memorie storiche e radicate tradizioni, c’è un’antica forma di devozione che si rinnova di anno in anno: la Carrese, popolare corsa di carri trainati da buoi che vede diverse fazioni locali contendersi l’onore di portare la statua del proprio santo patrono in processione.
Le colline che circondano i comuni di San Martino in Pensilis, Ururi, Larino e Portocannone diventano palcoscenico di uno spettacolo che mescola sacro e profano, storia e tradizione, trasportando chiunque vi partecipi in un viaggio nel tempo. È la primavera a risvegliare l’anima di questi luoghi, quando i fiori sbocciano e gli alberi si tingono di un verde brillante. In questo periodo, le comunità locali si preparano ad accogliere con gioia le celebrazioni dei santi patroni.
La Carrese di Larino
La Carrese di Larino annovera rituali che si sviluppano in tre giornate di festa cariche di significato per tutti i fedeli, in quanto rappresentano un sentito omaggio alla memoria dei santi Primiano, Firmiano e Casto (martiri larinesi) e di san Pardo patrono, il cui corpo venne trasportato dalla Daunia (in provincia di Foggia) su un carro agricolo splendidamente decorato con fiori e trainato da una coppia di buoi. Durante la festività, dal 25 al 27 maggio, le strade cittadine si riempiono di colori e suoni, con una vivace processione composta da circa 120 carri, riccamente addobbati con fiori e rami di ulivo, che parte dal centro storico e raggiunge l’eremo di Piano San Leonardo.
Qui, la statua di San Primiano viene prelevata e trasferita nel duomo cittadino con una processione notturna illuminata da una suggestiva fiaccolata. Il giorno seguente i carri sfilano tra le strade del centro mentre i partecipanti intonano i canti tradizionali della Carrese. Il terzo ed ultimo giorno di festa si torna a Piano San Leonardo, dove una simpatica scampagnata ravviva l’atmosfera con musiche e balli prima che la processione, lasciata la statua all’eremo, faccia ritorno nella cattedrale cittadina tra preghiere e celebrazioni liturgiche.
La Carrese di Ururi
Il comune di Ururi si anima nei primi giorni di maggio per celebrare il “Legno della Croce”. Si tratta di un piccolo frammento di legno che la Chiesa ritiene essere parte della Croce di Cristo. La manifestazione, nata alla fine del XIX secolo, si svolge ogni 3 maggio e inizia con la benedizione dei carri e dei buoi. Segue poi la gara vera e propria, che consiste nella corsa dei carri che vede sfidarsi la fazione dei “Giovani” e quella dei “Giovanotti“. La corsa inizia in località Masseria Pantoni e termina nello spazio antistante la chiesa di Santa Maria delle Grazie, tra gli applausi e gli incitamenti del pubblico che si raccoglie lungo le strade. Il carro vincitore ha l’onore di trasportare in processione, il giorno successivo, il Legno della Croce.
L’origine di questo evento è collegato alla leggenda, risalente presumibilmente al XII secolo, che narra la storia di due giovenche che improvvisamente, durante il loro cammino, si fermarono e si inginocchiarono senza più muoversi. Alcuni abitanti tentarono di trovare una spiegazione a tale comportamento; così decisero di scavare proprio nel punto in cui le vacche si erano arrestate e vi trovarono i resti di san Leo. Subito si aprì una controversia tra gli abitanti di Ururi e quelli di san Martino in Pensilis sull’appartenenza delle reliquie del Santo, che si concluse con la decisione che le stesse, da quel giorno in avanti, sarebbero spettate a San Martino in Pensilis; nonostante ciò la popolazione di Ururi decise comunque di commemorare l’evento, ogni anno, con una corsa di carri trainati da buoi.
La Carrese di San Martino in Pensilis
La leggenda del ritrovamento delle reliquie di san Leo ha portato anche alla nascita della carrese di San Martino in Pensilis. Alle origini della manifestazione c’era il povero contadino a guidare il suo robusto bue da lavoro nella competizione mentre, alla fine dell’Ottocento, la scena venne dominata dai ricchi proprietari terrieri che potevano permettersi dei buoi selezionati e allevati esclusivamente per la corsa. Per le famiglie più autorevoli del paese, infatti, la carrese divenne un’occasione per ostentare il proprio prestigio sociale e potere economico.
Ai giorni nostri, le fazioni che si contendono la vittoria nella Carrese portano i nomi di associazioni locali. Anche qui ritroviamo i carri dei “Giovani” e dei “Giovanotti“, oltre al carro dei “Giovanissimi”. Ciascuno incarna la tradizione, la storia e il desiderio di trionfo che alimenta l’entusiasmo di tutti i partecipanti, coinvolgendo anche gli spettatori Il lunedì successivo alla Pentecoste, anche nel pittoresco borgo di Portocannone la corsa di carri suscita eccitazione e fervore in tutta la comunità. È un momento in cui il passato si fonde con il presente, dando vita a un’emozionante celebrazione.
La Carrese di Portocannone
La leggenda che circonda la corsa dei carri di Portocannone racconta di un tempo antico, quando gli albanesi, in cerca di un nuovo territorio dove stabilirsi, affidarono la guida delle loro bestie all’immagine venerata della Madonna di Costantinopoli. Era un viaggio carico di speranza e fede, guidato dalla figura sacra che prometteva protezione e benedizione lungo il cammino. In ricordo del “cammino” di questi carri, oggi le fazioni dei “Giovani” e dei “Giovanotti” si sfidano lungo un percorso che parte in località Vallone delle Canne e termina, dopo circa tre chilometri, dinanzi la soglia della chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Tra gli applausi e gli incitamenti della folla, il carro vincitore ha l’onore di essere incoronato e di portare in processione, il giorno successivo, la sacra statua della Madonna di Costantinopoli. È un segno di gratitudine e devozione, un modo per ringraziare la Vergine per la sua protezione e per la promessa di un futuro luminoso per la comunità di Portocannone.
Soprattutto negli ultimi anni, cittadini e amministrazioni locali dei comuni interessati dalle Carresi stanno ponendo sempre più attenzione al benessere degli animali protagonisti di questi avvenimenti, attraverso severi controlli sulle condizioni di salute oltre che particolare riguardo alla preparazione del percorso interessato dalla gara.
Le Carresi del basso Molise rappresentano un’occasione straordinaria per ammirare un pezzo del patrimonio culturale del Molise, una tradizione che regala tante emozioni a quanti partecipano a questi particolarissimi eventi.
Si ringrazia Filippo Cantore per le foto