Passeggiata a Bosco Faiete, Monte Vairano

a cura di Turismo in Molise

 “Il mondo è bello perché è vario”. Questa frase, che spesso viene ripetuta, la si può utilizzare in mille occasioni: comportamenti, gusti e anche ciò che più ci piace vedere, studiare, fare o scoprire. C’è chi ama passeggiare in natura; chi preferisce ammirare i segni della storia, antica o moderna; chi predilige ammirare i panorami; chi praticare sport e chi conoscere fatti e personaggi.

Beh! C’è un luogo in Molise, nel cuore del Molise, che riesce a unire tutte queste cose: si tratta di Monte Vairano e del bosco Faiete, ricadente nei territori di Campobasso, Busso e Baranello. Passeggiando tra i suoi sentieri si riesce, in pochi chilometri e senza troppa fatica, a fare un viaggio a 360 gradi nella storia e nelle storie di questo territorio, lungo un arco temporale che va dal VI secolo a.C. ai giorni nostri.

È possibile accedere al bosco da diversi punti, ma l’ingresso più comodo si trova nella zona degli ospedali di Campobasso, uno dei luoghi a quota più elevata del territorio comunale, raggiungibile facilmente in auto. Lungo la strada che porta all’ospedale “Cattolica” si imbocca una stradina sulla destra e si può parcheggiare nei pressi dell’area attrezzata delle “Guardie Ambientali”.

Studiata un po’ la cartina all’inizio del sentiero e lette le informazioni riportate, ci si può inoltrare tranquillamente nel bosco, a piedi o anche in mountain-bike. La prima parte del tragitto è molto comoda e piacevole da percorrere; terreno, pietre, rami e foglie si alternano sotto i piedi, trasmettendo la sensazione di un contatto molto diretto con l’ambiente. Dopo un poco si incontra una salita ma… niente paura, non è granché lunga e neanche troppo ripida e la fatica, comunque, sarà via via ripagata. Sulla destra si scorge una recinzione che, fino a qualche anno fa, custodiva dei cervi. La flora e la fauna presente nel bosco è davvero ricca e variegata.

Ad oggi non è difficile incontrare volpi, cinghiali e anche qualche capriolo mentre la vegetazione a bosco ceduo conta numerose specie tra cui castagni, ginepri e pini silvestre oltre a un imponente gruppo di abeti bianchi. Non è difficile, poi, trovare elicriso, timo, ginestre e rosa canina, queste ultime soprattutto alla base dei pendii che segnano il confine con i campi coltivati.

Più avanti, imboccando una piccola deviazione sulla destra (verso gli abeti in località Altobello), a qualche centinaio di metri si incontra un casolare. Si tratta della residenza di campagna di Giuseppe Altobello, personaggio di spicco della Campobasso e del Molise di un tempo. Fu medico, poeta dialettale (sotto lo pseudonimo Minghe Cunzulette) e importante naturalista. A lui, infatti, si deve la classificazione delle sottospecie dell’orso bruno marsicano e del lupo appenninico.

Dopo aver fatto un salto nella storia a cavallo tra ‘800 e ‘900, è il momento di tornare indietro per riprendere il sentiero che segnala “Aquilonia”. Questa era un’antica città sannitica, una delle più importanti, che oggi non si è ancora riusciti a localizzare con precisione anche se alcuni studiosi la fanno coincidere con Pietrabbondante (l’antica Bovianum Vetus, capitale del Sannio); è un’ipotesi, tuttavia, non condivisa da altri studiosi che continuano la loro ricerca della città. Di sicuro qui si scorgono le mura di cinta di un importante sito archeologico. Si tratta dei resti di una città, una delle più considerevoli sia per estensione che per popolazione della storia del Sannio, sorta intorno al VI sec. a.C. e distrutta poi dai Romani. Gli ultimi studi parlano di un insediamento di circa 20.000 abitanti; un numero davvero incredibile per l’epoca e, per questo, ancora oggetto di studio da parte del mondo accademico.

È facile, invece, prendere atto della dimensione e dell’importanza delle scoperte fatte in questo luogo. I resti della città mettono in risalto un sistema viario complesso, con asse principale, marciapiedi, sistemi di drenaggio delle acque e un selciato stradale che, da solo, ha una larghezza maggiore rispetto alle strade romane, come ad esempio quella presente nel sito di Saepinum.

Lasciata la città antica ci si può spostare verso altri due luoghi suggestivi: la casetta del guardiano, caratteristica costruzione utilizzata un tempo proprio dal guardiano del bosco (ricadente nel territorio di Busso), e il castello di Monte Vairano, situato a circa 1.000 metri s.l.m., di cui è rimasto un solo tratto di mura con le tipiche merlature. Quest’ultimo è la testimonianza di un passato tutto da scoprire; sicuramente molte storie e reperti sconosciuti sono ancora nascosti nel suo sottosuolo!

A completare le continue soprese che regala una passeggiata a Monte Vairano ci sono i panorami che si possono ammirare lungo il sentiero. Dalla vista sul massiccio del Matese fino al monte Terminio e i monti Picentini, da una parte, all’affaccio su Busso, Ferrazzano e Campobasso, dall’altra, fino a scorgere il mare Adriatico nelle giornate più terse.

La passeggiata a Monte Vairano regala tante emozioni e inaspettate bellezze storiche e naturalistiche, lungo sentieri alla portata di tutti e poco distanti da Campobasso.