di Annamaria Zampino

“Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato…”.

Sono le parole di una nota canzone di qualche anno fa che sembrano ben descrivere il comune di San Giovanni in Galdo, un accogliente paesino situato a pochi chilometri da Campobasso, “disteso” su un dolce rilievo. Appare come un borgo sonnacchioso ma, nella realtà, è l’esatto contrario: ogni suo angolo, infatti, cela tesori di arte, storia, musica, tradizioni e sapori nostrani.

Nel 2020 è salito alla ribalta mondiale con il noto progetto “Regalati il Molise”, che ha previsto decine di soggiorni-vacanza interamente offerti a tutti i visitatori desiderosi di scoprire le eccellenze di San Giovanni in Galdo e della regione Molise.

In cima al “Colle Rimontato”, che sovrasta il paese, si trovano le vestigia di un antico Tempio Sannita risalente al II secolo a.C. Qui il soffio del vento sembra raccontare le storie dei fieri guerrieri sanniti e del grande popolo italico che ha dato il nome all’Italia. Da questo angolo si gode anche una vista magnifica della Valle del Tappino. In agro di San Giovanni in Galdo, e precisamente nelle contrade Pianelle, Colle Santo Stefano e nell’ex feudo dell’Archipresbiter sono stati di recente rinvenuti interessantissimi siti archeologici la cui frequentazione è attestata dall’epoca sannitica fino a tutto il Medioevo.

Scendendo lungo il sentiero che porta al tempio c’è il vecchio Convento dei Carmelitani con l’annessa chiesetta. Questa raccoglie raffinatissime opere, tra cui anche un raro organo a mantice. È un luogo solo apparentemente tranquillo e anonimo, infatti, agli inizi dell’Ottocento è stato teatro di un giallo degno del migliore investigatore: tra le sue mura avvenne l’omicidio per avvelenamento di un frate laico ad opera di un suo superiore, affiliato ai vertici della Carboneria.

San Giovanni in Galdo si sviluppa lungo un’unica strada centrale, dalla quale si snodano tanti vicoli e vie secondarie. Tra i tetti delle case spicca la chiesa parrocchiale dedicata a san Germano, divisa in tre navate e separate da colonne monolitiche di travertino grigio/ rosa, costruita presumibilmente su un antico santuario romano. Ad accogliere il visitatore, all’ingresso, ci sono due acquasantiere in pietra; di fronte c’è l’altare maggiore in marmo e le splendide vetrate policrome rappresentanti san Giovanni Battista, sant’Agostino e san Germano Vescovo. Al tramonto, quando il sole attraversa i vetri colorati, dà vita a una suggestiva atmosfera fatta di raccoglimento e spiritualità.

Nell’abside della navata centrale si può ammirare lo splendido affresco raffigurante la Creazione e la Redenzione, realizzato dal maestro Amedeo Trivisonno su commissione dell’allora arciprete Don Giovanni Zampino. Lo sguardo del visitatore viene anche catturato dalla bellezza delle preziose opere d’arte presenti: l’antica pala raffigurante l’Ultima Cena, la statua di san Giovanni il Battista attribuita al maestro Paolo Saverio Di Zinno, un pregevole quadro di scuola napoletana raffigurante san Gennaro vescovo e un pulpito ricco di incisioni risalente all’anno Mille. L’organo ha una voce calda e forte e, in alcuni momenti, insieme al potente canto del coro, fa vibrare tutte le pareti.

Proseguendo lungo il corso principale, si raggiunge Porta Alba; subito dopo c’è la Porta Centrale, posta sotto al campanile, dalla quale si accede all’antico borgo conosciuto con il nome di Morrutto (muro rotto) sulla cui piazza insisteva originariamente la chiesa madre dedicata a San Giovanni Battista, oggi sede del Comune.  All’interno della sala consiliare, dall’anno 2021, è allestita un’esposizione permanente delle belle statue del maestro Luigi Venturini dedicate alla femminilità.

Sempre sulla piazza del Morrutto affaccia da un lato l’antico palazzo abbaziale, con il suo stemma, mentre, dal lato opposto, si scorge ciò che rimane dell’originario convento dei frati Benedettini, dimora anche dei Cavalieri Templari e, successivamente, dei Cavalieri dell’Ordine di Malta. A ricordo della loro presenza, sugli stipiti delle chiese sono visibili le croci a otto punte simbolo di quest’ordine. Passeggiando tra i vicoli del borgo si incontrano le “poteche”, allestite con dovizia di particolari dall’associazione “Amici del Morrutto”. Queste rappresentano le botteghe dove si svolgevano i mestieri di un tempo e vengono aperte al pubblico su prenotazione.

San Giovanni in Galdo si scopre e si vive anche attraverso la musica, il ballo e la poesia. Il borgo è famoso per la presenza del Gruppo folcloristico degli Zig Zaghini, fondato dal prof. Nicolino Di Donato e conosciuto anche fuori dai confini nazionali grazie alle sue prorompenti danze e alle suggestive melodie. Quest’anno, con la XXIV edizione del Festival internazionale del Folclore, intitolata “60Anni in Galdo”, si celebrerà il 60° anniversario del gruppo degli Zig Zaghini. A questo importante evento parteciperanno gruppi provenienti da Kenya, Messico e Macedonia oltre che, naturalmente, dall’Italia.

Una visita a San Giovanni in Galdo si può dire completa solo dopo aver gustato le saporite eccellenze locali. Tipici del luogo sono i piatti della tradizione contadina, dal panunto alla deliziosa pizza e minestra ai cavatelli al ragù insieme alle tracchiolelle di maiale e il baccalà racanato, senza dimenticare l’ottimo vino locale, le salsicce e le soppressate. Sono questi i piatti protagonisti della Festa del Morrutto e di altre feste patronali che vedono, peraltro, l’allestimento di percorsi enogastronomici che esaltano i tipici sapori della tradizione sangiovannara.

Per informazioni

Municipio: Tel. 0874 461308

Amici del Morrutto – Associazione Culturale

Gruppo Folk Zig-Zaghini

Per gli approfondimenti di archeologia: www.samnitium.com

Si ringraziano per le foto: Pino Ramacciato, Annamaria Zampino, Donato Di Donato, Pietro Di Palma, Amici del Morrutto, Paolo Pasquale e Gruppo Folk Zig Zaghini