Santa Maria di Casalpiano. Un lungo viaggio di scoperta
a cura di Guglielmo Ruggiero
«Mio caro amico, temo che qui la situazione volga al peggio. Solo tu puoi trarre in salvo questa povera donna in pericolo…» RECTINA
Forse il messaggio che Plinio il Vecchio ricevette dalla sua amica Rectina, che si trovava in una situazione davvero molto pericolosa, doveva più o meno recitare così. Era il 79 d.C. e il Vesuvio si preparava a una delle eruzioni più devastanti della sua storia: quella che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia. “Rectina, moglie di Tasco, atterrita dal pericolo che vedeva sovrastarla (la sua villa era, infatti, ai piedi del monte e non c’era via di scampo tranne che con le navi), supplicava d’esser sottratta a tale pericolo.” Questo ci racconta Plinio il Giovane (nipote di Plinio il Vecchio) in una lettera destinata all’amico Tacito, per informarlo della tragica dipartita dello zio. La lettera riferisce quanto successe a Plinio il Vecchio il giorno dell’eruzione del Vesuvio. Ma chi è Rectina? E soprattutto cosa ha a che fare questa vicenda con Santa Maria di Casalpiano?
Nel 1939 A. W. Van Buren, uno studioso americano, lesse un’epigrafe ritrovata a Morrone del Sannio, innanzi la chiesa di Santa Maria di Casalpiano, ed ebbe una sorprendente intuizione: forse la Rectina menzionata sul monumento della villa romana di Casalpiano potrebbe essere la stessa menzionata nel racconto di Plinio? È un’ipotesi suggestiva, che a me piace pensare quantomeno verosimile. Così la mia mente corre fino a raggiungere quel tempo antico. La nobildonna fu tratta in salvo da Plinio, su una delle navi che si allontanavano dalla costa. La immagino nel viaggio di ritorno da Miseno, per fare rientro nella sua villa posta su di un colle verde affacciato sulla valle del Biferno, e la grande festa che i servi prepararono per accogliere la loro signora scampata al pericolo dell’eruzione del Vesuvio.
Immagino l’espressione grata e riconoscente della donna quando vide l’epigrafe che il liberto Salvio Eutico fece scolpire sulla base dell’altare dedicato agli dei Lari: «Caio Salvio Eutico, ai Lari domestici, per il ritorno della nostra Rectina, sciolse questo voto» Un riconoscimento per il ritorno di Rectina tra la sua gente e nella sua terra; un luogo che, da sempre, è crocevia di guerrieri, mercanti, pastori, monaci ed eremiti. Se una bella domenica di primavera avvertite il forte desiderio di trascorrere una piacevole giornata in un luogo ricco di natura e di storia, allora vi suggerisco di scegliere Santa Maria di Casalpiano, nel territorio di Morrone del Sannio.
È un luogo capace di evocare le gesta eroiche di condottieri sanniti, riti di ringraziamento di liberti devoti e la devozione di monaci che, nel silenzio della solitudine, conducevano una vita di ascesi e di virtù. Recarsi a Santa Maria di Casalpiano è come fare un viaggio nel tempo in grado di condurre nelle atmosfere di una villa rustica romana del I secolo d.C. con Rectina che narra la sua incredibile storia per viaggiare, con un balzo in avanti, nelle movimentate invasioni barbariche del VI secolo d.C. e tuffarsi, poi, nelle affascinanti culture ostrogote e bizantine.
Si può arrivare sino all’anno Mille, quando la tradizione benedettina arriva in questo luogo. Le pietre rivelano e svelano una spiritualità essenziale, dedita all’ora et labora; ammirando i resti della grande abside sembra quasi di avvertire il profumo intenso dell’incenso che brucia nei turiboli, facendo memoria del passato monastico di questo sito. Non stupisce, dunque, che qui si possano ammirare le strutture di due meravigliosi edifici religiosi: uno quasi completamente diruto e l’altro, realizzato in parte sulle rovine del primo, dove tutt’oggi viene celebrata Messa.
Se l’antico edificio conquista col fascino delle sue rovine e le sue origini ancora poco conosciute, l’altro trasmette grande suggestione con il suo aspetto austero e i numerosi elementi decorativi architettonici che rimandano al romanico molisano, uno stile molto diffuso a cavallo tra il XIII e il XIV secolo.
Visitare Santa Maria di Casalpiano è un’esperienza coinvolgente, in quanto da qui è possibile godere di un paesaggio dolce e al contempo selvaggio, caratterizzato da brulle colline ma anche da uliveti e campi coltivati a grano. A impreziosire il tutto c’è un’antica e importante strada di comunicazione: il tratturo Celano-Foggia, lungo circa 200 chilometri. Un’autostrada “verde” utilizzata per la pratica della transumanza che, tra i cinque Regi Tratturi, era il terzo più lungo dopo il Tratturo Magno da L’Aquila a Foggia (244 km) e il Pescasseroli-Candela (221 km). Sicuramente il più “interno” di tutti e quindi meglio inserito nell’enorme rete delle vie armentizie.
Santa Maria di Casalpiano non è quindi solo un luogo di preghiera. È storia, cultura, profumi e sapori di un tempo andato. È un lungo, lungo viaggio fatto di scoperte e di sorprendenti bellezze che attendono solo di essere ammirate.