Tra storia, tradizione e sport

di Francesco Palladino

C’è una corsa a Campobasso che gara non è. In una domenica di novembre, da mezzo secolo, in migliaia si ritrovano ai piedi del monumento ai Caduti aspettando il fatidico colpo di pistola che, in un attimo, li proietterà lungo il Corso Vittorio Emanuele. I più allenati saranno anche i più rapidi a percorrerlo per poi attraversare Porta Mancina, primo ingresso della gara nel centro storico della città; i più “saggi”, invece, se la prenderanno comoda, assaporando ogni attimo di una festa in cui ci si ritrova a passeggiare con gli amici, i figli, i nipoti o, più probabilmente, con perfetti sconosciuti.

Quando nel 1974 il Gruppo Sportivo Virtus la organizzò per la prima volta, si diede alla manifestazione un nome che ricordava l’inizio di una filastrocca per bambini: “Su e giù per la Città Vecchia”. L’idea di una gara non competitiva, aperta a tutti senza limiti di età, di sesso e di specie vivente fu vincente e si diffuse, ammaliante e rapida, come le note del magico flauto del Pifferaio. Il successo di quella prima edizione fu enorme, oltre ogni aspettativa.

La mattina della gara i ragazzi della Virtus dovettero girare in ogni gioielleria del centro per reperire medaglie sufficienti a soddisfare i 700 partecipanti. I campobassani avevano scoperto lo sport vissuto, praticato; avevano bucato il tubo catodico per diventare loro stessi protagonisti del gesto sportivo che era stato fino ad allora, per molti, prerogativa esclusiva degli idoli della televisione.

A gettare il sasso in un pozzo per vedere, come fanno spesso i ragazzini, la profondità dell’acqua fu un allenatore, atleta, calciatore, dirigente del Gruppo Sportivo Virtus: Nicola Palladino, giovane studente di filosofia pieno di entusiasmo e di idee semplici e controcorrente.

Gli ingredienti affollavano già la sua mente. Uno sport per tutti, la rivalorizzazione del centro storico di Campobasso, i bambini come centro di gravità della società civile, la cultura come veicolo di elevazione individuale e collettivo. Mancava solo il collante che li tenesse uniti. L’intuizione arrivò all’improvviso: organizzare una manifestazione podistica non competitiva che si snodasse per il centro storico di Campobasso in cui i bambini, i disabili, la gente comune, insomma, fossero i protagonisti. Fu la ricetta giusta per mescolare quegli ingredienti armoniosamente, creando un connubio bilanciato e completo.

A partire dal 1980, anno dell’ottava edizione, si decise di abbinare un tema di attualità all’evento travalicando l’ambito strettamente sportivo della corsa a favore di un coinvolgimento più profondo dell’intera comunità: dalla pace, all’infanzia, agli anziani, all’ambiente, alla città, alle tradizioni molisane, alla mafia, al doping, ai Misteri, all’arte. Questi e molti altri gli spunti di riflessione che la Virtus ha annualmente proposto esprimendo il concetto che la Su e Giù non è solo un evento sportivo, ma il risveglio di una coscienza individuale, spesso intrappolata nella rete di una collettività refrattaria ad affrontare problematiche collegate alla vita di ogni giorno.

Le edizioni si sono susseguite, così, mantenendo intatto lo spirito originario e la struttura portante, ma migliorandosi di anno in anno per offrire ai partecipanti un’esperienza sempre nuova e, allo stesso tempo, fedele alla tradizione.

L’attuale percorso, di circa 8 chilometri, è il frutto di una evoluzione che lo ha portato ad allontanarsi dall’esclusività delle prime edizioni, confinate nel centro storico, per toccare altri punti cari ai campobassani: la Foce, la Villa Comunale, Viale del Castello, Fossato Cupo, Piazza Municipio, i vicoli della Città Vecchia e tanti altri sono stati per decenni, e in alcuni casi lo sono tuttora, i percorsi che hanno consentito di esplorare angoli sempre nuovi e suggestivi.

A partire dalla ventitreesima edizione, numerose band musicali animano la parte finale del percorso che da Porta Sant’Antonio Abate indirizza i partecipanti all’omonima via per poi, attraversando Piazzetta dell’Olmo, Fondaco della Farina, Piazzetta Palumbo, concludersi in Piazza del Municipio.

L’emozione e il coinvolgimento che si percepiscono sin dalla partenza si toccano con mano anche all’arrivo. Non ci sono classifiche né riconoscimenti particolari; ogni partecipante riceve il medesimo premio: una medaglia disegnata per l’occasione dal maestro Domenico Fratianni. Un’opera d’arte. Un ricordo unico e prezioso di una giornata altrettanto unica. Altrettanto preziosa.

Gruppo Sportivo Virtus Campobasso

g.s.virtus_campobasso | www.gsvirtus.it

Si ringraziano per le foto: Roberto Palladino, Paolo Pasquale, Filippo Cantore e Nicola Di Stefano