Un viaggio dalle botteghe artigiane al Festival Internazionale
Un inconfondibile suono annuncia l’arrivo del Natale e rende magica l’atmosfera del periodo. Gli zampognari con le loro nenie ravvivano il calore e la gioia delle famiglie, in particolare dei bambini che li attendono trepidanti, per aprire le porte di casa e offrire un bicchiere di vino e qualche stuzzichino, come vuole la tradizione.
Chi ha la fortuna di vivere in piccoli paesi, in particolare nel Centro e nel Sud d’Italia, può ancora assistere a questa gioiosa usanza che si rinnova nel periodo delle festività natalizie. La zampogna non è nata per riprodurre litanie religiose legate al Natale, secondo alcune testimonianze, infatti, un “primitivo” modello di zampogna risalirebbe al I secolo d.C. mentre alcuni racconti ricordano che addirittura Giulio Cesare (I secolo a.C.) abbia utilizzato strumenti molto simili per spaventare, con il loro suono, i cavalli dei soldati nemici durante le guerre di conquista della Britannia.
Col tempo è divenuto uno strumento musicale simbolo del mondo contadino; durante i periodi di transumanza i brani intonati con le zampogne accompagnavano i momenti di pausa dei pastori. Pian piano questi presero l’abitudine di portare nelle case le melodie natalizie, durante le fredde e lunghe serate di novembre e dicembre, in cambio di qualche offerta. Una pratica divenuta poi appuntamento fisso sempre più atteso e diffuso soprattutto nei piccoli borghi di montagna.
Da umile strumento rustico, la zampogna ha conquistato il posto che merita nell’olimpo della musica tradizionale, tanto da vedere la nascita di numerose botteghe artigiane specializzate nella sua produzione, specialmente in Molise, dove sono attive quelle di San Polo Matese, Rocchetta a Volturno, Castelnuovo al Volturno e Scapoli.
La zampogna è formata principalmente da un “beccuccio” in legno e una sacca di pelle di capra o di pecora in cui è inserita una “testata” nella quale sono fissate le “canne”. La forma e la lunghezza delle canne e il tipo di materiale utilizzato determinano le varie tipologie che vengono prodotte.
La zampogna è sempre accompagnata dalla ciaramella, una sorta di flauto formato da un beccuccio, una canna a sei o nove fori e una campana con bocca svasata. Una particolare curiosità riguarda l’unità di misura utilizzata per indicare la lunghezza della zampogna. In tutta Italia si usa il palmo (corrispondente a circa 25 centimetri) mentre in Molise viene indicata con un numero che corrisponde alla lunghezza del fuso della ciaramella che l’accompagna.
Museo e Festival di Scapoli
Nel comune di Scapoli vengono prodotte due tipologie di zampogna: la “zoppa” e la “con chiave”. Un’arte che vede all’opera numerosi artigiani dalla fama e abilità comprovate. Non a caso proprio qui è nato il primo museo d’Italia dedicato alla Zampogna, ospitato nel Palazzo Mancini. Un progetto espositivo che si pone come punto di incontro tra l’arte e la cultura popolare.
Con il Museo Internazionale della Zampogna “P. Vecchione”, che ogni anno si arricchisce di nuovi e pregiati strumenti simili provenienti da ogni parte del mondo, si è voluto mettere in mostra l’anima di un paese che continua a valorizzare il suo patrimonio culturale.
L’ultimo weekend di luglio, inoltre, è dedicato al Festival Internazionale della Zampogna, ormai diventato punto di riferimento della musica popolare a livello europeo; un evento che permette di conoscere e vivere i costumi, le tradizioni e la storia locale. Tutto ciò trasforma il Festival in un momento di incontro per etnomusicologi, eminenti personalità della cultura e illustri studiosi, oltre ad attrarre numerosi visitatori e appassionati del settore. Non stupisce dunque che Scapoli sia conosciuto anche come “Capitale della Zampogna”.
Per info: www.benvenutiascapoli.it