a cura di Valentina Cocco

Da quando l’uomo ha iniziato a procacciarsi il cibo, uscendo dalla sua zona di comfort un po’ per voglia di conquista un po’ per necessità, ha aspirato a detenere un certo potere sugli elementi della natura, nel tentativo di dimostrare la sua forza. Il mare, da sempre, lo ha affascinato e richiamato a sé: “terreno fertile” per la ricerca dei viveri, l’essere umano ha ben presto iniziato una lotta impari e affascinante con questa forza, che rappresenta la prova più dura da affrontare proprio a causa della sua imprevedibilità. Laddove alcuni lo temono e se ne tengono alla larga, altri hanno imparato a conoscerlo e ad anticiparne le mosse.

Protagonista indiscusso di film e libri, la grande distesa di acqua del mare Adriatico di Termoli attira a sé centinaia di sportivi alla ricerca di libertà e avventura; che sia a bordo di tavole con trapezio o vela poco importa, l’obiettivo è comune: volare nel vento, planare dolcemente sulle onde e riconquistare la libertà da tempo agognata. Da diversi anni i due lungomari termolesi sono meta per gli amanti del windsurf e del kitesurf, che hanno imparato ad apprezzare la conformazione particolare della costa, in grado di creare un corridoio di vento favorevole alla pratica di questi sport, e il paesaggio diversificato: c’è chi preferisce il sottofondo del borgo antico e del trabucco che si ergono fieri a strapiombo sul mare e chi, invece, gradisce la vista più aperta del porto, incorniciata dalle Isole Tremiti e dal Gargano.

Entrambi gli sport richiedono un’ottima preparazione (impossibile improvvisare in mare aperto con il rischio di cadere e farsi male), delle attrezzature adatte e una buona dose di coraggio. Sia il windsurf che il kite sono composti da una tavola su cui gli atleti imparano a restare in piedi e a fare acrobazie, ma la differenza sta nella tipologia di vela utilizzata per farsi trainare dal vento. Proprio il vento è l’elemento caratterizzante, e il minimo comune denominatore, di questi due sport: senza l’azione propulsiva della corrente d’aria, è impensabile riuscire a muoversi a pelo d’acqua o provare a non cadere in mare.

Per praticare il windsurf, oltre a un corso specializzato e a una tavola larga e stabile, è necessario un trapezio, ovvero la vela: il difficile sta proprio nel riuscire a comandare questi due elementi insieme, soprattutto quando la forza del mare e del vento spingono in alto o trascinano giù. Restare in planata, con entrambi i piedi ben piantati sulla tavola e riuscire, al contempo, a virare per evitare pericoli o per concedersi qualche salto è più difficile di quanto si pensi.

Il kitesurf è composto da una tavola standard lunga non più di 150 centimetri, anche se ne esistono di più piccole da usare con il vento forte, e da una vela gonfiabile (erroneamente chiamata aquilone) facilmente trasportabile in uno zaino, a differenza del windsurf che vincola gli atleti all’uso dell’automobile. Di vele ne esistono di diverse dimensioni e vanno scelte accuratamente in base al vento: le piccole per il vento forte, le grandi per quello leggero. Sono proprio le vele che permettono agli atleti del kitesurf di volare sull’acqua, alzandosi anche di diversi metri, tanto da riuscire a volteggiare e saltare quasi come se la forza di gravità non esistesse. Oltre all’equilibrio serve una buona manualità nel riuscire a dominare l’ala del kite: riuscire a rialzarla, una volta caduta in acqua, è molto difficile, soprattutto per i principianti. Non saperla governare equivale a restare a mollo, spesso in acque fredde, per diverso tempo fino a stancarsi.
Le sensazioni che riescono a regalare una tavola e una vela sono incredibili. Si è sospesi tra cielo e terra, con il vento che accarezza il volto e fa sfiorare la superficie dell’acqua. Il blu del mare e del cielo di Termoli riempie gli occhi di bellezza mentre un forte fremito pervade braccia e gambe e il cuore batte forte: forse è questo il brivido di quando si assapora la libertà.

KITESURF

Le origini di questo sport si perdono nella storia e sono costellate di dubbi e perplessità: c’è chi le fa risalire al 1826, quando l’insegnante inglese George Pocock aveva iniziato a usare dei grossi aquiloni per riuscire a far muovere la carrozza anche in condizioni estreme, ad esempio sul ghiaccio o sull’acqua, e chi fa iniziare la gloriosa storia di questo sport solo un secolo e mezzo più tardi con i fratelli Bruno e Dominique Legaignoux che, sul finire degli anni ’80, brevettarono il primo progetto di kite gonfiabile.

WINDSURF

Si tratta di una pratica sportiva che affonda le radici nei primi anni del ’900, quando l’ingegnere aerospaziale californiano Tom Blake registrò il primo prototipo di tavola a vela nel 1935. In origine in pesante legno, solo negli anni ’70 le tavole vennero alleggerite e diedero avvio a quello che, oggi, è uno sport diffuso in tutto il mondo tanto da divenire sport olimpico nel 1984.

Si ringraziano per le foto: Fabrizio Loffreda, Iva Farina, Lorenzo Beltrani (windcam.it) e Valentina Cocco